Negli ultimi anni, a partire dall’emergenza Covid-19, si sono evidenziate due tendenze che stanno trasformando il panorama lavorativo: la Great Resignation e il Quiet Quitting. Questi fenomeni sono sintomatici di un cambiamento profondo nel rapporto tra lavoratori e aziende.
Cosa sono la Great Resignation e il Quiet Quitting?
Great Resignation: il termine, che possiamo tradurre come “grandi dimissioni”, descrive un’ondata di dimissioni volontarie che ha coinvolto circa il 60% delle aziende. Le principali cause di questo fenomeno sono la ricerca di condizioni economiche più soddisfacenti e la volontà di ottenere un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Quiet Quitting: significa “smettere silenziosamente” e si riferisce all’atteggiamento di chi decide di limitarsi a svolgere solo il minimo indispensabile delle proprie mansioni, senza assumersi ulteriori responsabilità o fare straordinari non retribuiti. Pur rimanendo formalmente nel ruolo, il lavoratore si disimpegna emotivamente e mentalmente.
Le cause profonde di questi fenomeni
Queste due tendenze hanno un elemento in comune: derivano da un’insoddisfazione crescente dei lavoratori, che spesso non si sentono valorizzati o ascoltati.
Tra le principali problematiche segnalate troviamo:
- Mancanza di riconoscimento e ascolto: i dipendenti non percepiscono un reale interesse da parte dell’azienda per il loro benessere e sviluppo professionale.
- Aspettative irrealistiche: molti datori di lavoro richiedono un impegno costante, ma senza un adeguato compenso o benefit.
- Scarso equilibrio tra vita privata e lavoro: la cultura del “superlavoro” porta all’esaurimento mentale e fisico.
- Assenza di crescita professionale: chi non vede prospettive di carriera preferisce cercare altrove o ridurre il proprio impegno.
Chi ne è più colpito: manager o dipendenti?
Spesso si pensa che la Great Resignation e il Quiet Quitting siano problemi esclusivamente dei lavoratori, ma i dati mostrano che a risentirne maggiormente sono i manager e le aziende stesse. Una gestione poco attenta del personale porta a un aumento del turnover, alla perdita di talenti e a un calo della produttività complessiva.
Come rispondere a questi fenomeni?
Per contrastare la Great Resignation e il Quiet Quitting, le aziende devono adottare strategie efficaci per migliorare il coinvolgimento e la soddisfazione dei propri dipendenti:
- Favorire una cultura aziendale aperta e inclusiva: creare un ambiente in cui i lavoratori si sentano liberi di esprimere opinioni e idee senza timore di ripercussioni.
- Offrire benefit concreti: salari competitivi, flessibilità oraria e possibilità di smart working sono elementi fondamentali per trattenere i talenti.
- Investire nella formazione e nella crescita professionale: corsi, mentoring e piani di sviluppo possono aumentare la motivazione.
- Migliorare il work-life balance: promuovere politiche aziendali che rispettino il tempo libero e il benessere psicofisico dei dipendenti.
La Great Resignation e il Quiet Quitting non sono solo mode passeggere, ma segnali di un cambiamento epocale nel mondo del lavoro. Le aziende che sapranno adattarsi a queste nuove esigenze avranno maggiori possibilità di attrarre e trattenere talenti, creando un ambiente più sano e produttivo per tutti.
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